Le note si spandono
leggere come una lirica classica, sullo sfondo sempre il Cilento una
terra di incanto e meravglia, figlia di Enea e di Ulisse. La storia è
semplice: un ragazzo, una ragazza e tantissimi chilometri a frapporsi
tra di loro. I sentimenti si accavallano, si mescolano, quasi fanno a
spintoni in un testo del genere ma fanno sì di non essere
mai banali. Non è una sfida a chi soffra di più ma il canto d'amore di
due anime legate in maniera indissolubile con l'aggiunta del tormento
per non potersi sfiorare, guardare negli occhi o semplicemente tenersi
per mano. Un amore ancora innocente, scevro da ogni impurità. Due
novelli Paolo e Francesca travolti dal vento di passione ( e non di
lussuria come nel girone dantesco) che non accenna a dimiuire nemmeno
con la lontananza siderale. Lontananza fisica e non spirituale, corpi
lontani ma anime sempre intrecciate. Il tutto incorniciaato da unmare
tempestoso, una distesa irriconoscibile se paragonata alla placida
tranquillità estiva. Una metafora dunque per far sì che si intuisca
l'umore digradante dei due protagonisti. Il fuoco estivo, il freddo, il
mare e la pioggia pungente tipica della stagione invernale. Una lirica
leggera, come già detto, per un amore invece pesante e pregno di umanità
e delicatezza. Per i protagonisti è un lungo travaglio ma come in ogni
fatica "la nottata" per forza di cose deve passare. Un inno all'amore
tra umani e insieme un'ode alla terra che abbiamo l'onore di poter
calpestare. terra da calpestare ma in maniera leggera, soave quasi
eterea e non con passo duro e pesante come fin troppe volte è stati
fatto. Queasta è " Ccà me lasciat", ennesimo brano auto-prodotto da alcuni giovani ragazzi di Marina di Camerota, i protagonisti del progetto "Cilento Rootz". fonte: Cilento Rootz